Dal MIA di Roma un appello al benessere sul set

l’edizione 2024 del forum per l’audiovisivo a Roma ha visto la partecipazione di due personalità che si occupano professionalmente di benessere sul set: Jake Knapik e Valeria Bullo
Pubblicato il: 12 Dicembre 2024

di Claudia Pellicano

Gli ultimi anni hanno testimoniato un interesse sempre crescente per il legame tra benessere, produttività e lavoro: tema annoso, ma solo di recente affrontato e classificato nelle categorie di mobbing, bullismo, molestia e micro-aggressione.

La risposta ad un ambiente di lavoro malsano risiede nella ricerca del benessere dei lavoratori, ma il percorso è lungo e incerto, a cominciare dalla definizione di “wellbeing”.
Spesso a tale termine vengono associate pratiche come lo yoga, la meditazione e la cosiddetta mindfulness, che potremmo approssimativamente tradurre con “consapevolezza”. Il concetto comprende sicuramente tutte queste pratiche e significati, ed è possibile che un giorno simili discipline diventino comuni negli ambienti di lavoro, ma è infinitamente più ampio e richiede un approccio profondo e onnicomprensivo.

Chi ha partecipato all’edizione 2024 del MIA- il forum per l’audiovisivo a Roma- ha beneficiato dell’esperienza di due personalità che si occupano professionalmente di benessere sul set: Jake Knapik, psicologo clinico specializzato in salute mentale nel settore dell’intrattenimento, e Valeria Bullo, consulente in wellbeing nell’industria audiovisiva.

L’esperienza cinematografica e televisiva chiaramente non è esaustiva, perché presenta delle peculiarità tutte sue, ma è altamente esemplificativa, e fa da pioniera per il futuro.
All’inizio di una produzione cinematografica sono presenti tutti gli elementi per realizzare un film: la sceneggiatura, la troupe, i finanziamenti, l’aria intrisa di energia creativa. A mano a mano che la produzione avanza, però, aumenta anche lo stress, le cose si complicano, e l’entusiasmo iniziale diminuisce. Allora è fondamentale una leadership in grado di mantenere quell’energia, perché il successo di una produzione dipende in gran parte dalla salute delle persone che ci lavorano.

Questo implica predisporre risorse per la salute mentale già nel budget, per assicurare e costruire un ambiente di produzione inclusivo che prosperi anche in situazioni complesse.
A volte anche piccoli accorgimenti possono essere di grande aiuto: una semplice convalida, un riconoscimento, possono ridurre parte dello stress e aiutare le persone a gestire meglio i propri compiti; in un periodo storico in cui si è costantemente raggiungibili, stabilire, ad esempio, dei limiti alle e-mail nel fine settimana può migliorare il benessere generale e consentire a tutti di riposare mentalmente nel tempo libero.

La formazione continua e specifica sulla gestione dello stress è fondamentale soprattutto per le generazioni più giovani, che tendono a essere più aperte riguardo alla salute mentale. Creare un piano di supporto, avere una valutazione dei rischi per la salute e sviluppare guide semplici e pratiche rende questo metodo accessibile anche in ambiti professionali connotati da tempi molto serrati.

Uno degli ostacoli, che permane tuttora, in questo e altri settori, è la narrativa della “medaglia d’onore”, la concezione che sacrificio, ostilità e disfunzioni relazionali siano fisiologiche e inevitabili. Oggi non è più necessario sacrificarsi completamente per la carriera- al contrario, è fondamentale trovare un equilibrio tra vita e lavoro.

Dove mettere il segno? Forse la quadratura del cerchio può trovarsi in un ambiente sano e regolamentato dove però far prosperare liberamente la creatività e l’iniziativa. Flaubert esortava a una vita ordinata, per poter essere originali e dirompenti sul lavoro.

Ma, oltre che per senso etico, perché è importante sviluppare strategie e integrare risorse per la salute mentale e il benessere?
Numerosi studi e statistiche dimostrano che investire nel personale porta a una riduzione di assenteismo, livelli di stress e problemi: attraverso un approccio che valorizzi il benessere, è possibile non solo attrarre i migliori talenti, ma anche evitare che abbandonino per esaurimento o insoddisfazione, garantendo una forza lavoro più sostenibile e coinvolta. Il benessere dei dipendenti influisce positivamente sulla produttività, l’innovazione e la redditività aziendale.

L’European Agency for Safety and Health at Work stima che lo stress correlato al lavoro costi all’economia europea circa 240 miliardi di euro all’anno, derivanti da perdita di produttività e costi sanitari. Le aziende che investono in programmi di benessere possono ridurre queste perdite fino al 40%. Secondo uno studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), le imprese che promuovono il benessere sul lavoro possono aumentare la produttività del 20%; inoltre, l’American Psychological Association (APA) ha rilevato che i dipendenti soddisfatti tendono ad essere il 31% più produttivi e il 37% più efficaci nelle vendite rispetto a quelli stressati. Uno studio del Gallup Institute ha evidenziato che gruppi altamente coinvolti registrano un profitto superiore del 21% rispetto a quelli meno coinvolti.

Il Looking Glass Report, un grande studio realizzato nel 2019 nel Regno Unito, ha analizzato, nello specifico, la salute mentale nell’industria del cinema e della TV, con statistiche preoccupanti: l’85% delle persone nel settore ha rivelato di soffrire di problemi di salute mentale, rispetto al 65% della media nazionale; una persona su cinque ha pensato al suicidio, contro una su venti della media nazionale. Le cause principali sono state identificate nelle “tre C”: condizioni (come le lunghe ore di lavoro e la distanza da casa), cultura (paura, bullismo, molestie, e timore di denunciare per paura di non essere riassunti), e capacità (scarsa accessibilità a risorse d’aiuto). Il #metoo, insomma, ha appena scalfito la superficie.

Le politiche per garantire la sicurezza fisica e psicologica sono svariate: la lotta al mobbing, per favorire la concentrazione e il lavoro di squadra; un bilanciamento vita-lavoro, grazie ad orari flessibili e politiche di smart working; e, non ultimo, leader empatici e riscontri positivi che alimentino il senso di appartenenza.
Un ambiente di lavoro sano, quindi, non è solo una responsabilità morale, ma anche una strategia aziendale vincente. Creare un contesto che supporti il benessere fisico, mentale e sociale dei dipendenti porta a una forza lavoro più produttiva, innovativa e leale, che si traduce in un aumento del profitto e in una maggiore competitività sul mercato.

Oggi come ieri, vogliamo il pane, e anche le rose.

 

 

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