La prosa asciutta e incalzante di “Sottoterra”

Un libro da non perdere della reporter Luciana Coluccello per guardare da una prospettiva diversa la guerra russo-ucraina
Pubblicato il: 22 Febbraio 2024

A pochissimi giorni dalla data (il 24 febbraio) che ci ricorda i due anni dallo scoppio del conflitto russo-ucraino un libro da non perdere è sicuramente “Sottoterra – cronache dai mille bunker della guerra Ucraina”, edito da Piemme. E’ stato scritto dalla reporter Luciana Coluccello, che ha a lungo raccontato il conflitto per le trasmissioni di LA7, “Piazzapulita” in particolare.
Una lettura necessaria e utile per non dimenticare la sfida difficilissima che il popolo ucraino sta affrontando, ma che parla in realtà delle sfide quotidiane che affrontano i civili di tutte le guerre. Un saggio dalla prosa asciutta, diretta, senza fronzoli che cattura il lettore fin dalle primissime pagine e scorre via veloce. Nel libro l’autrice scende sottoterra, vive e dorme per giorni insieme a civili e militari nelle città sotto il tiro dei russi con l’obiettivo di capire i perché di una guerra che ha fatto precipitare l’Europa in epoche che sembravano dimenticate per sempre. “Sottoterra” non indugia in complesse analisi giornalistiche ma piuttosto porta al lettore i volti, le sensazioni, le paure, le difficoltà, il terrore delle persone che fanno fronte alle difficoltà non solo con l’eroismo in battaglia ma con tanti piccoli e grandi gesti di umanità e amicizia di cui l’autrice è stata protagonista e testimone. Da Kharkiv al fronte del Donbass, la bellezza di “Sottoterra” è quella di raccontare al lettore la guerra da una prospettiva diversa, intima, umana ma non per questo meno cruda ed efficace: tipica di un giornalismo in presa diretta, che vuole capire davvero e non per sentito dire. Se c’è un messaggio che a due anni dalla guerra russo-ucraina viene fuori con forza da “Sottoterra” è che il vero giornalismo, quello che come diceva un famoso inviato “si fa consumando la suola delle scarpe” esiste ancora e può aiutarci a comprendere dal profondo una tragedia come quella di un popolo che si trova a fare i conti tutti i giorni con il dramma della guerra

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