Da diversi anni Roma è tornata protagonista sulla scena gastronomica mondiale e una prova evidente è la guida pubblicata da Eater, uno dei più importanti siti mondiali di gastronomia, che ha iniziato l’anno indicando ai suoi lettori i “38 ristoranti essenziali di Roma”.
La lista, redatta da Katie Parla, autrice di libri di cucina e guida che è americana di nascita ma romana d’adozione, rappresenta un interessante spaccato della scena gastronomica capitolina. Tra i 38 indirizzi suggeriti ci sono figurano alcune scelte molto tradizionali (Armando al Pantheon, Tempio di Iside, Tavernaccia da Bruno, Colline Emiliane, Cesare al Pellegrino) e altri indirizzi di qualità ma piuttosto conosciuti (Trapizzino, Bonci, Cesare al Casaletto, Supplizio, Roscioli, il Forno di Campo de’ Fiori, Piatto Romano, il mercato di Testaccio), ma colpisce la quantità di insegne caldeggiate che rappresentano al meglio la Roma moderna e talora perfino alternativa.
Sono quindi comprese nella lista Orma Roma, il nuovo ristorante di Roy Caceres, di cui l’autrice loda la capacità di mixare “le tradizioni gastronomiche colombiane con gli ingredienti italiani”. Ecco Giano Restaurant, il nuovo locale romano di Ciccio Sultano con la sua sicilianità finalmente affrancata da certo “lamantismo”. Ecco la bistronomia intelligente e saporosa di Mazzo di Francesca Barreca e Marco Baccanelli (molto apprezzata la Trippa alla romana), di Menabò Vino e Cucina, che spinge a Centocelle una certa idea di cucina tradizionale ripensata e abbinata ai vini naturali, della mai troppo lodata Sarah Cicolini di Santo Palato, della cucina di mercato di Trecca, di cui è citato anche lo spin off Circoletto, una fraschetta di nuova generazione.
Da segnalare anche lo spazio riservato ad alcune insegne dal sapore etnico come la Sinosteria di Ge Jing Hua, l’eritreo Enqutatash nella “esotica” Villa Gordiani e Tianci Chongqing Farm Hot Pot, a cui è affidato il compito di riscattare Roma dal destino di città depiccantizzata (“perfino il pepe nero è considerato troppo spicy”, nota l’autrice).
Non mancano un pò di botteghe per lo shopping goloso: la gelateria Otaleg, la pasticceria Regoli coi suoi maritozzi, Beppe e i suoi Formaggi, l’ex “roscioliano” Pasquale Borriello con la sua Forme Dispensa a Ripa, il pane di Tricticum Micropanificio Agricolo. Quanto ai bar, si va da quelli da colazione (Love Specialty Croissant, Casa Manfredi) a quelli da sera (un po’ scontati il trasteverino Ma Che Siete Venuti a Fa’ e lo speakeasy Jerry Thomas, meno Latta Fermenti e Miscele) oltre al wine bar Latteria Trastevere. Infine un po’ di Ghetto, visto che la cucina cittadina più antica, è di base giudaico-romanesca. Ecco quindi l’osteria kosher Casalino e la pasticceria Boccione con l’ostica pizza ebraica e la abbracciante crostata alle visciole. In lista una sola pizzeria (I Quintili a Furio Camillo), poi i primi di C’è Pasta e Pasta.
Lo spaccato finale è quello di una città viva e varia che sa riservare tante piacevoli sorprese ai gastronauti.