Palazzo Barberini è uno dei luoghi “iconici” di Roma. Un museo che ospita la Galleria Nazionale d’Arte Antica, e che propone ciclicamente visite ai depositi e alle sale. Come il 7 dicembre, ogni giovedì, alle ore 11, fino al giorno 21. L’iniziativa si chiama “Dietro le quinte” e offre ai visitatori la possibilità di scoprire nuovi spazi del palazzo, un’occasione per capire come il museo si prende cura delle opere anche al di fuori del percorso espositivo, con approfondimenti sugli aspetti conservativi, di restauro e di gestione del patrimonio. Ogni visita si struttura in due momenti: una parte è dedicata a indagare elementi specifici delle opere e della gestione dei depositi delle Gallerie che conservano circa 900 opere nel grande ambiente dove nel Seicento era ospitata la ricca biblioteca del cardinal Francesco Barberini.
La seconda parte della visita prevede l’accesso alla quadreria al secondo piano di Palazzo Barberini, dove vengono conservate opere che sono abitualmente oggetto di studio per studiosi e specialisti, nell’ambito di sale denominate abitualmente “Museo laboratorio”.
Per l’appuntamento di giovedì 7 dicembre, per la visita al deposito Michele Di Monte interviene con un “Eccentriche visioni. Il gusto dell’insolito nell’arte barocca”, un focus sulle due anamorfosi di Jean-François Niceron custodite nei depositi, la Scena Galante e il Ritratto di Luigi XIII, oltre che sul busto in marmo di François Duquesnoy che rappresenta Il nano del duca di Créqui (1633 – 1634). A seguire, nella visita al “Museo laboratorio”, Sara Campestre si concentra sulla storia di alcuni dipinti e le loro provenienza, dalla raccolta Monte di Pietà alle nuove acquisizioni. Le opere prese in esame sono: Giovan Battista Crespi detto il Cerano (bottega), “Cristo e la Samaritana”, secondo decennio del XVII secolo, Raccolta Monte di Pietà; Guercino (attribuito a), “Allegoria della Pittura e della Scultura”, 1637, collezione Torlonia (1892); Angelo Caroselli, “Riposo durante la fuga in Egitto”, 1635-1645 ca., acquisto collezione Chigi (1918); Giacinto Brandi, “Loth e le figlie”, 1655-1660, acquisto Balbino Giuliano,1953 (già Collezione Hercolani). La visita ai depositi è inclusa nel biglietto di accesso al museo. Per quanto riguarda l’accessibilità, è bene sottolineare che, per motivi legati alla particolare architettura degli ambienti, questa attività non è rivolta alle persone con mobilità ridotta.
Gianfranco Ferroni